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Il monitoraggio diretto


Nella definizione più semplice del termine, si può definire il monitoraggio diretto dei composti aerodispersi come la rilevazione sistematica della loro presenza nell’aria, nell’ambito di una procedura stabilita a priori e che si basa su misurazioni ripetute con una frequenza appropriata.
Il monitoraggio, di per sè, non ha molto significato se non viene abbinato ad un’azione di controllo, intesa come una valutazione dei dati ottenuti al fine di confrontarli con una situazione di riferimento per identificare eventuali situazioni di pericolo o irregolarità.
E’ anche vero che il monitoraggio può essere eseguito sia per valutare la conformità alle prescrizioni di legge che per motivi di studio allo scopo di realizzare dei rapporti ambientali o delle ricerche scientifiche; il fine ultimo è comunque la tutela dell’individuo, della popolazione e dell’ambiente. Inoltre, specialmente in ambito industriale, spesso conviene abbinare i monitoraggi alla verifica della funzionalità delle strutture più inquinanti al fine di predisporre un loro miglioramento ottimizzandone il rendimento, in questo modo si riesce ad avere anche una maggiore efficacia nei controlli. In effetti c’è sempre una maggiore collaborazione fra le parti se si abbina il monitoraggio ad un processo di ottimizzazione produttiva e quindi ad eventuali vantaggi economici.
In genere le responsabilità dei monitoraggi vengono attribuite alle autorità competenti, ma soprattutto nel caso degli impianti industriali, ci si affida molto all’autocontrollo dei gestori degli impianti che possono anche affidare il lavoro a terzi.


La scelta degli agenti aerodispersi da monitorare è essenzialmente legata alle probabilità che si superino le concentrazioni che possano arrecare danni alla salute o all’ambiente. In questo senso è opportuno valutare le condizioni meteorologiche, il periodo dell’anno, le fonti inquinanti, le condizioni ambientali, la dislocazione dell’area dove si deve operare, i flussi d’aria, ecc. In effetti le possibili variabili sono molte e quasi tutte incidono anche sui tempi di misura e sulle frequenze di campionamento.
Una volta pianificato il tutto si inizia l’attività vera e propria di monitoraggio.
I dati ottenuti vengono quindi validati, cioè esaminati per vedere se effettivamente possono essere rappresentativi della situazione esaminata. Una volta elaborati, accertata l’affidabilità dei risultati e la loro confrontabilità con dei risultati ottenuti con analoghe indagini, si procede alla stesura della relazione valutativa.

   
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