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Caratteristiche principali degli strumenti di misura


Tutti gli strumenti di misura che si utilizzano nel campo del monitoraggio diretto dell’aria presentano delle caratteristiche prestazionali ben definite.
Per questo motivo, per meglio stabilire quale sia il dispositivo più idoneo ad effettuare una rilevazione degli inquinanti, è sempre meglio tenere ben in considerazione le qualità specifiche principali.



Logicamente una grossa importanza ha il campo di misura, cioè l’intervallo tra la concentrazione minima e massima che un dispositivo è in grado di misurare senza soluzione di continuità. Se vi è un certo limite di concentrazione da rispettare per legge, solitamente è preferibile utilizzare uno strumento per il quale il limite cade all’incirca nel mezzo del campo di misura.


Il limite di rilevabilità rappresenta la quantità minima rilevabile di un agente aerodisperso. Dal punto di vista delle prestazioni, uno strumento che ha un limite di rilevabilità estremamente basso è l’ideale; se questo limite coincide, più o meno, con quello fissato dalla normativa, allora lo strumento non è di particolare utilità.


La precisione è il grado di dettaglio con cui lo strumento è in grado di definire la grandezza misurata. Un analizzatore che dà una concentrazione di 0,25 ppm è meno preciso di uno che dà 0,25123 ppm.


L’accuratezza rappresenta una quantificazione della capacità dello strumento di misura di rilevare un valore di concentrazione più o meno vicino al valore effettivo e reale. Solitamente viene espressa in termini  percentuali  e  può variare  lungo il campo di misura. Un dispositivo estremamente accurato può anche non essere molto preciso; allo stesso modo, uno molto preciso può non essere accurato. Va da sé che lo strumento migliore è quello molto accurato e molto preciso.


La risoluzione è la più piccola quantità che il dispositivo è in grado di rilevare, permette di ottenere una grande precisione.


Infine, una grossa importanza hanno la deriva dallo zero e la deriva di span. La prima rappresenta la perdita della capacità di rilevare efficacemente lo zero (in termini tecnici rappresenta lo scostamente graduale nel tempo della risposta media ad un gas di azzeramento, cioè ad un gas che dovrebbe far segnare zero allo strumento scientifico).
La deriva di span rappresenta invece la deriva relativa ad un gas a concentrazione nota.


Alcuni dei parametri indicati variano col passar del tempo e questo può influire negativamente nel corso dei monitoraggi perché si possono rilevare dei valori di concentrazione non veritieri.
Per quanto riguarda i dispositivi usa e getta, la cosa non è gestibile per cui è sempre presente una data di scadenza oltre la quale il prodotto non è affidabile e deve essere gettato. Nel caso degli strumenti di misura automatizzati, invece, si deve necessariamente ovviare al problema effettuando una periodica calibrazione o taratura degli strumenti, nonché la loro messa a punto. In effetti non è concepibile l’acquisto degli strumenti più complessi e costosi per avere le prestazioni migliori, se poi questi non vengono messi in condizioni di effettuarle.
In questa ottica, una caratteristica estremamente importante è l’indice di disponibilità che sta ad indicare la percentuale di tempo durante la quale lo strumento è effettivamente disponibile per effettuare un monitoraggio. Tanto per fare un esempio, se uno strumento scientifico deve essere inviato in Danimarca ogni sei mesi per effettuare una calibrazione, supponendo che l’utilizzatore finale rimanga senza strumento ogni volta per 3 settimane, allora l’indice di disponibilità è (180-21)/180 cioè circa l’88%. Questo valore è estremamente basso, in genere si dovrebbero preferire gli strumenti con un indice attorno al 98%.
   
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