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Condensatori refrigerativi


I sistemi di condensazione per refrigerazione utilizzano refrigeranti compressi ed operano a temperature anche inferiori ai -60°C.
Un tempo i liquidi refrigeranti più comuni erano i Clorofluorocarburi (CFC), poi sono stati abbandonati per la loro azione distruttiva nei confronti dello strato di ozono stratosferico.

I condensatori a refrigerazione sono sempre a superficie, con il liquido refrigerante che scorre all’interno dei tubi in uno scambiatore di calore a fascio tubiero. Questo liquido assorbe il calore dal flusso dell’aria da depurare che fluisce all’interno dell’involucro dello scambiatore, riducendo così temperatura di questo flusso d’aria e causando la condensazione dei vari vapori organici contaminanti. Il calore assorbito fa sì che il liquido refrigerante si trasformi in vapore. A questo punto il vapore refrigerante viene compresso e fatto passare attraverso un altro scambiatore termico dove il calore viene ceduto; il refrigerante riassume così lo stato liquido.
Successivamente il liquido refrigerante compresso fluisce attraverso una valvola di espansione e quindi ritorna al condensatore refrigerativo per ricominciare il ciclo.

A causa della temperatura estremamente bassa dei tubicini dello scambiatore di calore del condensatore, c’è la possibilità che la presenza di umidità nell’aria contaminata porti ad un accumulo di ghiaccio sulle superfici di questi tubi. La presenza del ghiaccio rappresenta un problema in quanto comporta una riduzione nell’efficacia dell’abbattimento degli inquinanti e può causare dei danni a carico del sistema. Per prevenire tutto questo, di solito il flusso d’aria da trattare viene fatto fluire attraverso un altro scambiatore di calore a fascio tubiero mantenuto alla temperatura di circa 4°C. In questo modo si riesce a condensare l’umidità prima che l’aria contaminata passi nel condensatore a refrigerazione.

   
caratteristiche
condensazione convenzionale
condensazione criogenica
valutazione dell'efficienza