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Variabili implicate nella formazione del buco dell'ozono


Come già accennato in precedenza, la quantità dell’ozono stratosferico può variare anche di molto, sia per cause naturali (cicliche od occasionali) che per l’azione degli inquinanti prodotti dall’uomo.
Esiste una variazione ciclica pluriennale legata all’attività solare che viene definita ciclo solare; dura circa 11 anni e comporta una fluttuazione dell’ozono pari all’1-2%.
La QBO è un’oscillazione legata all’alternarsi dei venti stratosferici nella fascia intertropicale da ovest e da est, è quasi biennale e provoca una variazione quantitativa dell’ordine del 2-4%.
Notevoli oscillazioni annuali (anche il 40%) sono legate alla variabilità naturale intrinseca, mentre fenomeni casuali, come le eruzioni vulcaniche, possono provocare variazioni anche del 10%.
Infine, in tutto il corso dell’anno, possono avvenire delle variazioni della durata di pochi giorni a causa delle particolari condizioni meteorologiche. Queste variazioni possono essere dell’ordine del 30-50%.
In ogni caso, l’azione degli inquinanti originati dalle attività umane è stata chiaramente documentata: a prescindere dalla naturali variazioni cicliche, questi inquinanti stanno causando in tutto il globo una graduale diminuzione dell’ozono stratosferico.
A partire dal 1979, alle latitudini più popolate del globo si è osservata una diminuzione annuale dell’ozono colonnare pari al 5% ogni 10 anni.
Nel periodo inverno-primavera nella fascia dell’emisfero settentrionale fra i 60° e gli 80° di latitudine la diminuzione è stata superiore del 7,5% ogni dieci anni. Le zone equatoriali hanno invece registrato solo una riduzione decennale dell’1,8%, probabilmente a causa degli effetti dell’eruzione del Monte Pinatubo (1991).

Il cosiddetto “buco dell’ozono” situato sopra l’Antartide si ripresenta periodicamente all’inizio della primavera, nel periodo settembre-ottobre, e consiste in un brusco assottigliamento (anche del 60%) che dura per un paio di mesi; purtroppo dopo questo periodo il buco non si richiude totalmente ed in genere ogni anno si ripresenta di dimensioni ancora maggiori. L’assottigliamento risulta più marcato in questa zona del globo soprattutto per l’azione determinante che ha il freddo nei meccanismi di degradazione dell’ozono (vedi il paragrafo specifico).

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